di Silvia Ugolotti, testo e foto
“La montagna non è solo nevi e dirupi”, scrive Paolo Cognetti , vincitore del Premio Strega, ma un modo di vivere la vita. “Ognuno di noi – continua - ha una quota prediletta in montagna, un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene”. E sulle alture appenniniche che circondano Parma, pittori e poeti hanno trovato la dimensione per esprimere la propria arte, ritrovare se stessi e la giusta ispirazione.
Poche decine di abitanti, una manciata di case e pagine di pietra: a Casarola, un borgo dell’Appennino parmense all’interno del Parco dei Cento Laghi, c’è un percorso in diciannove lastre che è un inno alla poesia. Su ogni lastra un verso: “Qui era tempi di fermarsi, una terra per viverci, cavalli e uomini – a lungo”. Li ha scritti Attilio Bertolucci, tra i più grandi poeti del Novecento, racconti lirici, versi lapidari di chi osservando la vita sapeva fare grandi le cose piccole.
Nato a Parma il 18 novembre 1911, quando raggiunse Casarola per la prima volta era un bambino: un tram a vapore fino a Langhirano, la corriera per Monchio delle Corti e poi a piedi lungo una mulattiera: “Arrivavamo alla nostra casa verso sera e davanti agli occhi mi si apriva la visione di un paese favoloso, staccato non solo dalla pianura ma dal mondo”. Tornò e ritornò in questo borgo sperduto, fino a fermarsi: Casarola divenne per Bertolucci la casa dell’anima. Muri in sasso, antichi architravi, stemmi, maestà e un castagneto per passeggiare e ispirarsi, trascorse tra i monti con la moglie Ninetta e i figli parte della sua vita. Passeggiava, scriveva, ospitava amici come Pasolini, Benigni e Bassani. Scelse il ritmo lungo delle giornate in Appennino, conquistato dalla bellezza magnetica delle montagne e delle sue valli "azzurre come gli anni che spazio e tempo distanziano".
A un'ora di macchina da Parma, in prossimità del confine che separa Emilia e Toscana, Casarola è dove l'Appennino si allarga a comporre uno straordinario anfiteatro naturale, disegnato dal torrente Cedra. Il paesaggio intorno è un puzzle di torbiere, boschi di faggio e conifere, cime alte oltre 1800 metri e laghi di origine glaciale. Nelle giornate più limpide si vede il Golfo di La Spezia.
Dal centro partono passeggiate tematiche che toccano i luoghi cari a Bertolucci (sentiero cultura), portano tra pascoli e castagneti (sentiero agricoltura) o alla scoperta di antiche frazioni (percorso delle frazioni). Per dormire nella natura, il Parco ha recuperato antichi essiccatoi in pietra per farne strutture turistiche all’ombra dei castagni, bivacchi per chi ama dormire into the wild (info: 347.1105399)
Lasciata Casarola in trenta minuti di auto su strada provinciale si arriva a Sesta Inferiore, il paese dipinto. La corsa delle lancette sembra arrestarsi, tra quella manciata di case raccolte attorno alla chiesa di San Rocco. Sono coperte di murales che ritraggono personaggi del mondo dello spettacolo e scene di vita quotidiana. Li dipinse Walter Madoi , personalità fuori dalle righe e artista immaginifico e inquieto, che negli anni Sessanta comprò un vecchio fenile e lo ristrutturò per farne la propria abitazione. Nella casa del Ventoso accoglieva artisti, musicisti, discografici da tutta Italia. Iniziarono a chiamarlo il borgo delle arti.
All’interno della chiesa ci sono le sue opere più significative, un ciclo di affreschi cupi e all’avanguardia dedicati alla crocefissione. Per realizzarlo, utilizzò come modelli gli abitanti di Sesta: “noi siamo quelli che ho dipinto e non siamo quelli che vorremmo essere”.
Procedendo lungo la provinciale si arriva a Berceto, il paese di montagna più vicino al mare: sono solo cinquanta i chilometri in linea d’aria che separano boschi e crinali dal mar Tirreno. Ha strade acciottolate, case di pietra e uno splendido Duomo dalle forme romaniche. È la pausa da concedersi per riprendere il cammino a piedi verso altri sentieri o in auto lungo le strade strette e a zig zag che impongono ritmi lenti e soste. Vale uno stop Bergotto, minuscola frazione con un ristorante di qualità. Si chiama Bar Ristorante Manubiola , regno di Didier e Liliane Spagnoli, emigranti di ritorno. “Nati e cresciuti a Parigi abbiamo scelto di rientrare tra i monti e dare nuovo slancio alla trattoria di famiglia; funghi e cacciagione sono il nostro punto forte”. Piatti cucinati come tradizione comanda, a cui Liliane aggiunge un tocco francese: dai crostini di funghi ai tagliolini alle ortiche con speck e tartufi, fino al cinghiale in umido con polenta, le materie prime di questi boschi trionfano in tavola.
Bar Ristorante Manubiola; Località Fontanelle, 78,Bergotto PR (tel.0525.64511)
Sopra Bergotto splende Corchia. Ci abitano poco più di trenta persone che si moltiplicano in estate. Arrivano dalla Francia, dal Nord Europa, qualcuno dagli Stati Uniti: accenti stranieri risuonano tra viottoli lastricati, sottopassi ad arco, volte e loggiati. L’emigrazione è nel Dna di queste montagne. Chi torna è figlio o nipote, erede di una generazione che altrove ha fatto fortuna, sognando un giorno di ritornare. Proprio come successe a Martino Jasoni, pittore avanguardista si trasferì ancora bambino in America. Era l’inizio del XX secolo. Studiò arte a New York a fianco di Walt Disney e rientrò a Corchia nel 1924, per recuperare le proprie radici. Un ritorno di successo al punto da approdare con le sue opere alla Biennale di Venezia del 1936. Alcune sono raccolte a Casa Corchia, una delle abitazioni più antiche all’ingresso del paese, un’architettura del 1100 con un basso porticato a due arcate. All’interno, il Museo dedicato a Martino Jasoni racconta proprio una storia di emigrazione attraverso una sessantina di oli e acquerelli del suo periodo americano. Uno spazio piccolo e prezioso, insignito del prestigioso riconoscimento di Museo di Qualità dalla Regione Emila-Romagna.
Corchia non è nella lista dei borghi più belli d’Italia, ma meriterebbe di esserlo, con il suo cuore medioevale circondato da valli silenziose che si stendono alle pendici del Monte Groppo Maggio. Dal paese partono due cammini, il Sentiero dei Saggi, una passeggiata tra secolari alberi di castagno, il Sentiero delle miniere, la strada che i minatori solcarono per secoli e con fatica nelle montagne dove l’arenaria e l’antico magma fuoriuscito dal fondo dell’oceano si sono uniti. Se passeggiare mette appetito, non lontano dalla chiesa c’è un indirizzo degno di una sosta. Alla Trattoria Iasoni si serve la pizza cotta nei testi: fatto l’impasto e steso il disco, lo si guarnisce con salse e condimenti: “La cottura avviene nei testi, dove un tempo si cucinava soprattutto il castagnaccio” spiega il pizzaiolo. “La singolarità è la cottura uniforme, ma ci vuole maestria e un certo senso per il fuoco”. Nei testi si scaldano anche focacce e pattona e per chi vuole assaggiare la tradizione, ci sono tortelli alle ortiche, polenta e cinghiale.
Museo dedicato a Martino Jasoni: Frazione Corchia Centro, 1, Corchia PR (cell. 333 1162939)
Trattoria Iasoni: Località Corchia 19B, Berceto PR (meglio prenotare in anticipo; tel. 0525.61814)
In Alta Valceno c’è un paese che in pochi conoscono. Piccolo, defilato a ‘900 metri sopra il livello del mare, Liveglia è sulla strada che porta a Bedonia. Gli abitanti si contano sulle dita, ci sono una piccola cappella, il vecchio forno, la fontana, strade piccole e lastricate e case antiche. E ci sono opere d’arte. Grazie a un progetto di Luciana Bertorelli, ligure d’adozione con le radici piantate in queste terre, il paese è divento un museo di arte diffusa. Trentatré installazioni, tutte permanenti, sono diventate parte dello scenario. Sono opere in legno, ceramica, terracotta, cemento. C’è il piatto di Giovanna Crescini, dove danzano i pesci del vicino torrente, la donna d’acqua di Laura Peluffo, la meridiana di Salvatore Pino, l’universo infantile di Ylli Plaka, e anche l’installazione (due ruote di bicicletta su altrettanti basamenti) intitolata ironicamente “Fu-Turismo” di Rosanna La Spesa.
Si chiama Cai 850 Pier Luigi Bacchini ed è un nuovo sentiero che percorre un pezzo della via Francigena. È dedicato al poeta parmigiano, cantore della natura e della scienza: parte da Medesano e arriva alla Marialonga, passando per l’altipiano di Pianezza, Visiano, Miano e Vrazzano. In un tratto tocca anche il podere La Gatta, dove Bacchini abitava e scriveva, innamorato di questi luoghi, che con la sua opera poetica seppe rendere immortali. “Sentiero. C'è tempo prima delle stelle. Dopo la curva dei gelsi”.
Lungo il cammino a indicare il percorso, oltre alla segnaletica ci sono pannelli che riportano i suoi versi.
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