di Silvia Ugolotti, testo e foto
Quartiere di barricadieri, artigiani e biciclettai. Di popolo vero. L’Oltretorrente è una città nella città, unita ma separata da un corso d'acqua che per tutti è femminile. Quando è in piena scavalca gli argini e diventa la Parma voladora.
Di mille anni più giovane del resto della città, il quartiere d’la da l’acqua è legato a doppio nodo al suo carattere torrentizio. I primi ad abitarlo furono le maestranze chiamate a costruire Duomo e Battistero, poi vennero migranti e contadini, gli Arditi di Picelli, Santi, figli illustri e le note di Toscanini. Oggi, popolato da studenti e stranieri, racconta di multiculturalità e cambiamento.
I parmigiani “del sasso” che cantavano Verdi incitati dal lambrusco non ci sono quasi più e dalle finestre escono aromi di spezie e cous cous. Allo spirito ribelle si è sostituito quello di resistenza sociale, alla trippa i centrifugati bio e al posto delle vecchie osterie aprono enoteche dove si ascolta jazz. Il giorno appartiene al via vai della spesa e delle chiacchiere al caffè e la notte è dei più giovani. Solo pochi turisti percorrono le sue strade, indecisi se stare o scappare. Ma chi lo attraversa, curioso come un viaggiatore, ne rimane impigliato: è l’effetto Oltretorrente.
“Tutti i quartieri hanno una storia, l’Oltretorrente ha anche un’anima”, dice Antonio Mascolo giornalista, ex direttore di Gazzetta di Modena e di tanti reportage apparsi sull’Europeo. Nell’Oltretorrente ha messo radici e per raccontarlo ha pubblicato anche un libro. “Per più di un anno ho percorso avanti e indietro questo fazzoletto parmigiano di ottomilacinquecento abitanti e decine di storie da ascoltare. L’ho osservato come se fossi all’estero e ho capito: più che un quartiere è una comunità, anzi una patria”.
Ci sono scuole, università, due teatri – il Pezzani e il Teatro al Parco – e centri di aggregazione; la Corale Verdi e la Famija Pramzana. Librerie di nicchia come Chourmo (dove nel retro si può bere un bicchiere di vino), stanno accanto a negozi che parlano di altrove. Il laboratorio di Nadia, ad esempio, una giovane sarta arrivata dalla Costa d’Avorio, ha stoffe e colori che dipingono l’Africa e il suo sorriso è un welcome bianchissimo. I piazzali hanno un tocco parigino, l’Annunziata è una chiesa maestosa come una cattedrale e il Parco Ducale è espressione sublime di grandeur farnesiana. Qui, gli alberi secolari creano un’elaborata architettura verde attorno ai gruppi scultorei del Boudard e, in fondo ai viali, un lago ospita la Fontana del Trianon. Chi passeggia, chi legge su una panchina o balla la capoeira nel prato. I più piccoli corrono con il grillo, quel triciclo allungato e a colori che è nei ricordi d’infanzia dagli anni Cinquanta.
“L’Oltretorrente è un mondo a sé, fatto di cerchi infiniti, di ombre e luci, con il grigio delle saracinesche abbassate e i colori fluo di via della Salute. Le persone si conoscono, fanno comunità. Molte sfide sono ancora da vincere, ma per fortuna – conclude Mascolo – le eccellenze resistono”.
Chourmo: Strada Imbriani, 56
Nadia: Borgo Parente, 14/F
Molte di queste eccellenze sono in via Nino Bixio, la strada che si stende all’ombra della torre. Perché il quartiere ha anche un gigante, alto e possente. Un ciclope con tanti piccoli occhi, un faro senza luce che l’acqua non la sorveglia ma se la tiene dentro. È l’acquedotto progettato nel 1929 oltre le antiche porte della città, dove un tempo c’erano pecore, orti e vigne. Alto una trentina di metri ha una piscina nella testa che è profonda sei. Non si può entrare, ma chi è riuscito sa che all’interno c’è una scala a chiocciola in ferro battuto e in stile liberty.
“Abbiamo aperto in via Bixio alcuni anni fa, come enogastronomia del crudo. Ci piaceva lo spirito di resistenza di questo quartiere”, parla con orgoglio Alessio Perrone, giovane proprietario de La Cantina della Carne. Un po’ degusteria un po’ bottega, il suo spazio si presta anche a incontri sul tema dell’alimentazione e del buon vino: “al momento gli eventi sono sospesi, ma rimane la filosofia del negozio di vicinato con il banco del fresco carni. Vengono dall’Azienda agricola Anfora di Fontanellato, rigorosamente a chilometro 0”. Ci sono altre chicche gourmet esposte nella madia vicino a libri di cucina, vecchie fotografie e cimeli verdiani. Un’eccellenza che resiste in buona compagnia: “Funziona come il principio dei vasi comunicanti: insieme si creano sinergie”. Di fronte c’è Oltrecorrente, negozio galleria che ha scommesso sulla creatività di artigiani indipendenti. Più avanti La Casa del Formaggio rimane l’indirizzo di riferimento dal 1984 per salumi e formaggi e, poco oltre, la Pasticceria Montali espone ogni mattina i suoi mitici cannoncini alla crema.
Prodotti buoni, passione e fierezza per il proprio lavoro, dietro ognuna di queste attività (e di molte altre) c’è l’antidoto alla globalizzazione.
La Cantina della Carne: Str. Nino Bixio, 41
Oltrecorrente: Str. Nino Bixio, 80
La Casa del Formaggio: Str. Nino Bixio, 106
Pasticceria Montali: Str. Nino Bixio, 131
Non sono nobili né ricche di fregi le case dell’Oltretorrente che sfilano sul Lungoparma, ma colorate, con le finestre alte e i balconi stretti. A vederle dalla parte opposta della città sembrano un quadro che sfuma dal malva, al rosa, al giallo. “Il nome di Parma, una delle città dove più desideravo andare dopo aver letto La Chartreuse - scrisse Marcel Proust -, m’appariva compatto, liscio, dolce e color malva”. Da qualche anno si può scendere nel greto e passeggiare per osservarle da un’altra prospettiva. Si accede in fondo al ponte Verdi, accanto all’ingresso principale del Parco Ducale. Le scale per la greenway parmigiana sono sulla sinistra, sotto al Torrione medioevale. È lì che lo sguardo si ferma, sull’infilata di ponti e sul paesaggio fluviale, un nastro di bronzo che scorre bruno.
In strada Giovanni Inzani si trova di tutto un po’, dai piatti ricercati di Operaviva alle proposte della tradizione con qualche variante (ad esempio gli gnocchi all’anguilla affumicata) dell’Osteria Virgilio. Per l’aperitivo o l’ultimo drink, in Borgo Pietro Cocconi c’è Osteria Oltrevino. Ha etichette top, libri sugli scaffali, buona musica e calda atmosfera. Il titolare seleziona con cura tutto quello che usa in cucina. Insieme a Virgilio e ad altri locali di Parma e provincia ha dato vita all’associazione OstiNati per promuovere la cultura del buon bere e della convivialità.
Operaviva: Str. Inzani, 15
Osteria Virgilio: Str. Inzani, 3/b
Osteria Oltrevino: Borgo Pietro Cocconi, 3/e
Antonio Gianquinto è il quarto erede di una generazione di armatori: pioniere fu il bisnonno che con la sua barca a vela andava a pesca di spugne. Oggi hanno due pescherecci e una parte dei prodotti che arriva dal mare di Sicilia è sulle tavole di Don Antonio: il logo è un’elica e la cucina il risultato di un amore profondo per gli ingredienti di qualità e le ricette antiche, recuperate persino negli archivi storici. I menù sono stagionali e quando si esce dal ristorante sembra di sentire un vento salmastro tra i capelli.
Don Antonio: Via Turchi, 4
In piazzale San Giacomo, La Reverie è il nuovo laboratorio gastronomico di Giovanna e Simona dove ordinare creme di verdure, centrifugati e dolci. Tavolini, sedie e poltrone colorate sono all’esterno per un posto al sole. In via Bixio si cucina per vivere meglio anche da Mangia la Foglia Bio secondo una filosofia di benessere e sostenibilità: dal burger di lenticchie ai fusilli alla carbonara vegan.
La Reverie: piazzale San Giacomo, 1
Mangia la Foglia Bio: Str. Nino Bixio, 17/a
In via della Costituente Alvè, che in dialetto parmigiano significa alzato, utilizza farine di grani antichi, selezionate e biologiche, lievitazioni naturali e basse cotture per i prodotti da forno: per pic nic chic.
Alvè: via della Costituente, 45/B
Chi ha nostalgia delle mentine delle nonna, di pasticche verdi e girandole di liquirizia deve varcare la soglia di Viani, una drogheria come una volta. Sugli scaffali si trovano prodotti per decorare le torte come la mompariglia (azzurra o rosa), biscotti di ogni tipo, ottimo cioccolato, candele alla lisciva, pietra pomice al citrato, mostarda fatta in casa, lumache in vasetto e un’ottima selezione di vini e liquori.
Viani: via Turchi, 5/B
All'interno del suggestivo Palazzo Gozzi il Bed & Beauty è una struttura elegante con cinque suite. Concilia il riposo con il mondo della bellezza: stanze al piano di sopra e salone Roberto Gozzi Parrucchieri al piano terra.
Bed & Beauty: via Antonio Cocconcelli, 1
È uno dei complessi monumentali più importanti di Parma, simbolo della storia ospedaliera della città. Fu fondato nel 1201 da Rodolfo Tanzi in via d’Azeglio ed è tra i più antichi d’Italia. Il recupero dell’intero complesso ha permesso d’integrare al suo interno storia e cultura con l’inaugurazione della nuova Biblioteca Civica accanto agli Archivi storici. Dal 5 settembre all’8 dicembre 2020 ha allestito “Hospitale. Il futuro della memoria”. A cura di Studio Azzurro, ha raccontato con una videoinstallazione la storia dell’Ospedale Vecchio.
Da via Mazzini si attraversa il ponte di Mezzo per arrivare in piazzale Corridoni. Davanti si stende via D’Azeglio, con la chiesa dell’Annunziata, l’Ospedale Vecchio, i locali per i giovani e i supermercati cinesi. In fondo si apre piazzale Santacroce con la chiesa omonima e al centro della rotonda il Monumento alla Via Emilia di Massimo Cascella. A destra il Parco Ducale.
Dalla parte opposta, invece, s’imbocca via Cocconcelli per raggiungere piazzale Picelli, con la scuola Cocconi, la chiesa di Santa Maria del Quartiere e tanti bistrot e caffè. Poi via Imbriani e a lato piazzale Inzani con la scultura dedicata a Padre Lino di fronte a locali e osterie.
Via Mazzini alle spalle, si svolta a sinistra, dopo il ponte per andare in via Bixio, con i suoi tanti borghi e le piccole vie laterali. Percorrendoli si scoprono tesori come Via della Salute e la chiesa di borgo San Giuseppe, ma anche la casa Natale di Toscanini, del poeta Renzo Pezzani e i luoghi della storia e della Resistenza.
Addio del passato – Giuseppe Verdi
Je veux – Zaz
Où va le monde – La Femme
Darn That Dream – Dexter Gordon
I’m not the only one – Sam Smith
Palea –Dobet Gnahoré
Autumn Leaves – Eric Clapton
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