di Silvia Ugolotti, testo e foto
Affacciato sulle acque del fiume Ceno, il borgo di Bardi è stato per secoli un mondo a sé, un piccolo principato dai poteri sovrani che ancora oggi mostra i segni della propria indipendenza: geograficamente conchiuso, fieramente radicato al territorio.
Il suo castello, che fu antica residenza dei Landi, sembra appoggiato a uno sperone di roccia di diaspro rossa. È un palazzo fortezza con sale ben custodite e il museo della civiltà contadina che introduce alla cultura agricola montana. Ci sono camminamenti di ronda, torri, la piazza d’armi e il cortile d’onore. Dalle feritoie si scorgono le anse del fiume e il verde dei boschi che incrociano la via degli Abati. Massiccio e rettangolare sovrasta la manciata di case. Da qui si parte per scoprire il borgo medioevale dove gli anziani parlano un dialetto che sa di Liguria.
Strade acciottolate, pietre antiche, case addossate le une alle altre Bardi è un borgo minore dalla bellezza big. Ordine, nitidezza e ristrutturazioni consapevoli, passeggiando si respira l’autenticità. Ca’ del Grano, per esempio. È un albergo diffuso nato per riportare alla vita strutture abbandonate, rivitalizzare il tessuto sociale e le tipicità locali che altrimenti andrebbero perdute. Dove un tempo c’èra il Forno del Paese, chiamato da tutti i cittadini “il forno di Furon” e ancora prima il luogo dove i Principi Landi riponevano il grano comprato oggi c’è l’edificio principale con reception. Le camere sono nelle case intorno. Scendendo verso piazza Vittoria, lo slargo principale, vale la pena visitare la Chiesa di Santa Maria Addolorata per dare uno sguardo all’opera giovanile del Parmigianino: “la Pala di Bardi”, dipinto a tempera su tavola del 1521.
Dal tartufo nero al cinghiale, il parmigiano di montagna e i funghi porcini, l’Alta Val Ceno è un concentrato di buoni sapori. Grazie anche alla vicinanza al mare ligure il microclima è ideale per ottenere prodotti di qualità. Li lavorano con rispetto e semplicità al ristorante Le due Spade nel centro storico. Massimo Berzolla, in cucina, e la moglie Daniela Fulgoni, in sala, raccontano la gastronomia del territorio. Dai tortelli di erbetta a quelli di patate con ragù di funghi, agli anolini in brodo e alle tagliatelle, i primi di pasta fresca tirata a mano sono il fiore all’occhiello. Sfoglie porose che ben assorbono i sughi e condimenti che uniscono ai prodotti del sottobosco i ragù di carne. Ma non solo. La migliore tradizione culinaria di Bardi si scopre anche attraverso quattro ricette tipiche che rientrano nella Denominazione Comunale di Origine (De.Co): la torta di verze, i Crocetti, primo piatto di pasta fresca, i Panetti della Madonna, biscotti di pasta frolla, e Picaja in brodo, un secondo di carne. Piatti da ordinare a tavola o in mezzo a un prato, distesi su un plaid. Massimo e Daniela hanno ideato, infatti, la Box Pic Nic, una selezione delle migliori specialità locali da portare con sé durante un’escursione.
Muretti a secco, paesaggi lunari, antiche vie, castagneti e borghi in pietra che appaiono all’improvviso tra calanchi argillosi e strette gole calcaree: i sentieri che si possono percorrere intorno a Bardi sono piccoli tesori dell’Italia a piedi. Molti mappati dal Cai. Tra i tanti, anche un tratto della Via degli Abati, un cammino che fin dall'epoca longobarda metteva in comunicazione la città di Bobbio con Pavia passando per Bardi e Borgo Val di Taro e raggiungere Roma. Era una via alternativa alla Francigena, più veloce, ma anche più difficoltosa. Tuttora la si percorre fra sentieri e mulattiere, alternando valli e monti, per circa 190 chilometri. Una piacevole escursione ad anello da fare in giornata parte dall’agriturismo Ca’ d’Alfieri, un antico casale con stanze accoglienti, il ristorante e l’azienda agricola. Il sentiero incrocia la Via degli Abati, l’Ippovia dell’Appennino e sale a 1000 metri fino ad affacciarsi sulla lastra di arenaria del Pizzo d’Oca. La vista è sulle valli intorno e sulla millenaria Fortezza di Bardi. La si vede spiccare maestosa anche dalle rive del Ceno. A pochi passi c’è il b&b Il Pozzo e la Macina di Chiara Palumbo e Stefano Costa. Vivevano in città, a Varese, e hanno scelto l’Appennino Parmense per cambiare vita e mettere nuove radici. “Un giorno, quasi per caso, abbiamo visto il casolare (un mulino del 1700) su un sito immobiliare: ci ha colpito”, dice Chiara. Ora è un b&b di charme con home restaurant e azienda agricola. Intorno, il giardino, l’orto e le erbe officinali che Chiara cura con passione. “È una magnifica dimensione: mette d’accordo il desiderio di vivere a contatto con la natura e il piacere di incontrare persone nuove”.
Chiara e Stefano sono anche guide turistiche e ambientali, organizzano visite e escursioni o aperitivi sull’erba per assaporare il silenzio di un luogo appartato. “Bardi è il luogo ideale per una short escape. Vale la pena fermarsi almeno tre giorni per fare sport, entrare in contatto con la storia, leggere un libro lungo le rive del fiume”.
Bardi è anche l'area di origine del cavallo bardigiano, una razza autoctona dal corpo robusto e il petto largo, perfetto per affrontare una vita di montagna. Baio, baio oscuro o morello è un cavallo paziente e infaticabile. Un tempo veniva utilizzato sia come cavallo da soma che come cavallo da tiro: ora vive allo stato brado e nei centro ippici dove si insegna equitazione e si pratica l’ippoterapia. Al Centro Ippico La Gera a Ghiaia di Credarola s’impartiscono lezioni di equitazione e si organizzano trekking.
Non lontano, a Compiano, sulle pendici del monte Pelpi, c'è l'azienda agrituristica Carovane, 600 ettari di boschi e pascoli incontaminati con un maneggio che accoglie 30 cavalli di razza bardigiana ben addestrati.
Centro Ippico La Gera: cell. 346.2128544
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