Anima di Verdi

di Silvia Ugolotti, testo e foto

 

Esplorazioni color seppia 

12 dicembre 2020. Il calendario conferma, siamo nel ventunesimo secolo. Eppure in quel quadrilatero di poche case, pare che le lancette rifiutino di girare. Non è un borgo, ma una frazione: silenziosa, ferma, color seppia. 
«Il viale che porta alla chiesa è la fotografia più bella. Con le foglie in terra poi...». A Roncole di Busseto li riconoscono subito i “forestieri”. «L’accompagno», si fa avanti un signore, lasciando raffreddare il suo caffè sul tavolo del bar in piazza. Tra le rughe spalanca un sorriso: «Ha visto che bello? Ci sono poche cose qui, le conosco tutte. Potrei dirle anche il numero dei sassi». Il viale - pochi passi tra filari di alberi – porta alla Chiesa di San Michele Arcangelo. «Giuseppe Verdi è stato battezzato qui, l’11 ottobre 1813: lo sapeva?»

Patrimoni da preservare

Quello che non tutti sanno è che la chiesa (al momento chiusa) fa parte del patrimonio culturale d’Italia, un luogo da preservare, tanto che la Direzione Generale Belle Arti e Paesaggio del Mibact ha chiesto un intervento di ripristino per poterla visitare in sicurezza. «Il Maestro imparò a suonare in questa chiesa: si esercitava ogni giorno sull’organo costruito nel 1797. Faceva pochi passi: gli bastava attraversare la strada». Nacque alle otto di sera del 10 ottobre 1813 in una casa rurale che i marchesi Pallavicino, i proprietari, vollero conservare intatta. Un luogo dal quale il compositore più amato al mondo non riuscì mai a staccarsi per davvero: “Sono stato, sono e sarò sempre un paesano delle Roncole”, scrisse. Oggi la Casa Natale di Verdi è un museo multimediale con una mappa interattiva di contenuti audio, video ricostruzioni storiche e gli oggetti di famiglia. 

   

Sul retro della casa un cortile separa l’abitazione dal mulino secentesco. All’interno c’è l’Osteria Vecchio Mulino che apre ogni giorno ristorante e bottega con le specialità del Salumificio Dallatana.
«Lo
strolghino di Roncole Verdi è un prodotto tipico della bassa parmense», spiega Filippo Dallatana che insieme al fratello Fabrizio porta avanti la tradizione di famiglia, facendo dei loro prodotti un’eccellenza artigianale. «Nasce dallo stesso taglio di carne del culatello di Zibello Dop. La nostra lavorazione è rigorosamente a mano, dall’insacco alla legatura. Anche il budello è naturale». Magro al taglio, delicato, è perfetto come antipasto. «Si gusta ancora morbido, accompagnato da pane fresco e lambrusco amabile».

 

La piazza dei Big

La piazza sulla quale si affaccia Casa Verdi è dedicata a Giovannino Guareschi. Poco oltre c’è il ristorante che lo scrittore progettò nel 1964 e che per trent’anni è stato indirizzo di cibo buono e belle tradizioni. Oggi ospita Casa Guareschi, un archivio con oltre 200.000 documenti e una trentina di pannelli narrativi, corredati di foto e disegni, opera dei figli Alberto e Carlotta. Al primo piano, l’Associazione Culturale Club dei Ventitré promuove studi, ricerche, seminari sull’autore di Don Camillo e Peppone che scelse di vivere a Roncole anziché a Milano o a Roma. In tutte le sue opere utilizzò l’umorismo come arma per combattere le dittature, salvando gli uomini e non le ideologie. Fu il geniale inventore di un mondo piccolo, in cui persino i crocefissi hanno voce.
Accanto alla chiesa di Roncole, nel cimitero di campagna, riposa Giovanen, lo scrittore dall’inchiostro “simpatico”: “Diventiamo più seri: impariamo a ridere”.

Musica e sapori

Terra di musica e sapori, epicentro della “civiltà della trattoria” la Bassa Parmense è un luogo di accoglienza semplice, perfetta per rendere omaggio a Giuseppe Verdi, genio della musica e buona forchetta. 
L’atmosfera verdiana domina alla Trattoria Campanini, inaugurata nel 1911 come punto di ristoro per i pellegrini che andavano al Santuario Madonna dei Prati. Proprio nelle sue cucine s’iniziò a cuocere la torta fritta, tuttora in menu, preparata secondo l’antica ricetta e accompagnata da salumi e dal culatello Doc. Stefano Campanini lo stagiona nel retro del santuario, dove Verdi mosse i primi passi nell’arte della musica con la guida del rettore. Ottima anche la mariola con salsa di zabaione.

A pochi chilometri, sotto i portici di Via Roma a Busseto, c’è Abele Concari, un oste che vive da quarant’anni in un tempio del gusto e della cultura. La Salsamenteria Storica Baratta è un luogo speciale: nata nel XIV secolo per offrire ai viandanti un ristoro, ha ospitato pellegrini in cammino lungo la via Francigena e nomi illustri: «Arturo Toscanini, Gabriele D’Annunzio, l’editore Giulio Ricordi e, naturalmente, Giuseppe Verdi», racconta Abele. «Andava matto per la spalla cotta aromatizzata all'alloro». Oggi la Salamenteria è un luogo di sosta per melomani che amano concedersi un pranzo come lo faceva il Maestro: vino in tazza e salumi con le dita. Al bancone si possono ordinare, e acquistare, i migliori prodotti locali. E quando ci si siede a tavola, salse e salumi sono il connubio vincente. Intorno ai tavoli ci sono libri antichi, spartiti, stampe, vecchie fotografie. Se poi dalle vetrate si vede la bruma scendere il quadro è perfetto: «La nebbia? È omaggio della casa». 

           

Viva Verdi

Busseto è fusione di musica e storia: passeggiando sotto ai portici di via Roma fino in piazza Verdi viene voglia di fischiettarlo quel Va’ Pensiero che tutti conoscono, il coro più famoso nella storia della lirica. Tutto in questo borgo, che sembra in posa per essere fotografato, è rimasto come allora, quando Verdi tornò a viverci dopo il successo del "Nabucco”. Mura e porte difensive sono scomparse, ma le strade seguono la stessa griglia rinascimentale. 

In cerca di uno spazio fisico, ma anche simbolico, che aiuti a capire meglio l’anima di Busseto, si finisce per identificarlo nella piazza con il monumento in bronzo di Luigi Secchi che raffigura il Maestro. Più esattamente, con il Teatro Verdi. I bussetani lo ricostruirono in pompa magna nel 1868, per onorare il grande compositore. Gli stucchi dorati sono ripresi dalla tradizione rinascimentale replicata anche sull'arco scenico dove, a intervalli regolari, sono poste effigi di musicisti in gesso. All’apice c’è il grande orologio e al centro della volta decorata un lampadario ottocentesco. Verdi non lo apprezzò - “di troppa spesa e inutile nell’avvenire”, disse. E per puntiglio non partecipò alla serata d’inaugurazione. Ma il genio, si sa, non era di buon carattere. 

“Il 15 agosto del 1868 il pubblico vestì di verde per onorarlo: le donne indossarono abiti smeraldo e gli uomini cravatte dello stesso colore ”, racconta Marzia Marchesi, assessore al turismo di Busseto. “Il teatro, però, è un’autentica meraviglia e la qualità del suono unica: funziona come una cassa armonica». E che musica sia.

Playlist

Il 2021 è il 120° anniversario della morte di Giuseppe Verdi e in collaborazione con Il Teatro Regio di Parma è stata creata una playlist sull’account Spotify, targata Parma2020. È una raccolta dei brani più celebri del suo repertorio: 120 minuti di pura musica verdiana. Da ascoltare e riascoltare.

Carnet de voyage

Valgono la visita

Museo di Casa Barezzi, è il luogo della prima formazione musicale di Giuseppe Verdi. Fu la casa di Antonio Barezzi, fondatore della Filarmonica Bussetana, mecenate e suocero di Verdi. Nelle sue stanze si custodiscono molti ricordi e cimeli verdiani: documenti, manifesti, ritratti, lettere autografate e il pianoforte. Il salone, dallo stile tardo ottocentesco, ospita concerti e conferenze e l’Associazione “Amici di Verdi”.

Villa Pallavicino, sede del Museo Nazionale Giuseppe Verdi racconta il percorso artistico e teatrale delle ventisette opere verdiane con la riproduzione originale delle scenografie di Casa Ricordi, i quadri dell’epoca e i tessuti dell’Ottocento. Nelle Antiche Scuderie della villa c’è il Museo Renata Tebaldi : raccoglie oggetti, abiti e gioielli appartenuti alla celebre soprano interprete di Verdi e Puccini.

Il buon dormire

Corte degli Angeli Pernottare in un antico casale a pochi chilometri da Busseto è un’immersione nelle arti. Questa volta cinematografiche. Set del film “Novecento” girato da Bernardo Bertolucci nel 1975, Corte delle Piacentine è un complesso rurale in mezzo ai campi e alle nebbie. Una porzione, di proprietà di Alessandro Lusardi e Milly Freddi, è diventata Corte degli Angeli, azienda agricola votata all’ospitalità: «amiamo questo mondo contadino e ne custodiamo ogni frammento, dall’architettura agli oggetti», dice Milly. Un’attenta ristrutturazione ne ha fatto un luogo d’atmosfera. Ci sono sei camere e un alloggio, un’esposizione di oggetti della civiltà contadina utilizzati anche durante le riprese del film e tanta natura intorno: una parte dei terreni è stata rinaturalizzata. «È un progetto che ha portato alla creazione di zone umide per la sosta della fauna migratoria e di aree di macchia-radura per il ripopolamento della selvaggina». Per sintetizzare, l’epica della Bassa. 

La specialità

Spongata di Busseto Dolce tradizionale dalle origini antiche, la spongata di Busseto è riconosciuta dal Ministero delle Politiche Agricole come prodotto tipico. Nel 1867 il pasticcere Angelo Muggia ne definì la ricetta e iniziò a produrla, facendola conoscere anche al di fuori dei confini locali. Si prepara con uvetta, cedro, mandorle, pinoli, miele. Si aggiungono marmellata, albicocche, un goccio di vermut, pangrattato e spezie. Il tutto ben schiacciato tra due dischi di pasta frolla povera: “La mia è molto speziata, quasi piccante”, specifica Anna, proprietaria insieme al marito Ugo del Forno Vicini, in via Zilioli da mezzo secolo. Ogni spongata è avvolta da carta bianca con stampate al centro immagini a colori di Busseto. «Le ho scattate io: la fotografia è la mia passione dopo il pane». Ne sforna ogni giorno di diverse tipologie, ma la punta di diamante è la Miseria. «È una micca ben più grande della altre», spiega. «Leggera, soffice all’interno, con una storia alle spalle: una volta all’anno i marchesi Pallavicino preparavano una grande micca da donare ai poveri. Quando era pronta, suonavano la campana della Miseria». 

     

Da leggere

Il Maestro è servito. Ventotto menu ispirati alla tavola e alla musica di Giuseppe Verdi. L’autore è Ivo Gavazzi, "Cuoco d'Oro" e anima della gastronomia bussetana. Con questo libro ha riportato a tavola il Maestro, facendo rivivere le ricette trovate nell'antico libro della cuoca di casa Verdi, Ermelinda Berni. All’interno, ventotto menu completi dall'antipasto al dolce per stimolare palato e memoria.

Il consiglio in più

Prenotate una visita di Busseto e dintorni con Elena Bonilauri, guida turistica appassionata di musica e esperta conoscitrice del territorio. “È importante conoscere i luoghi e ciò che vi è accaduto», diceva lo storico Polibio. La curiosità, poi, fa il resto. 
Tel. 052491116; 3389927889;

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